C. Chaplin diceva che “la comicità ci aiuta a sopravvivere, preserva il nostro equilibrio mentale. Grazie all’umorismo siamo meno schiacciati dalle vicissitudini della vita; esso ci insegna che, in un eccesso di serietà, si annida sempre l’assurdo”!
Già l’assurdo! Non c’è niente di
normale infatti su questa Terra che gira faticosamente, trascinando sempre gli
stessi errori e gli stessi orrori.
Guerre, fughe dalla miseria, naufragi, mancati soccorsi: dolore e
lacrime spesso di coccodrillo da parte di chi poteva e non …Che cosa non?
Salvare, salvare e basta!!! Omicidi tanti, castighi pochi, se poi aggiungiamo quel
numero esorbitante, scandaloso di femminicidi, ne deduciamo che, non solo l’età
patriarcale, bensì quella della pietra
ci precede di poco, però il cellulare sempre in mano ci fa sentire
onnipotenti e padroni dell’universo! Sembra impossibile, dinanzi a tutto questo
sfacelo, anche solo sorridere, ma il Natale è tornato e sarebbe masochistico
negarci di festeggiarlo, senza troppe luci, senza troppi dolci, senza troppi
regali, ma concedendoci due ore di sane risate in compagnia di Ficarra e
Picone, in stato di grazia, visto che Valentino scende proprio dal cielo dove
si è offerto volontario a Dio per essere inviato sulla terra, con il delicatissimo
compito di infondere in una donna, l’alito dello Spirito Santo e far sì che
essa possa partorire un nuovo Messia in grado di rimettere in sesto questo nostro mondo
martoriato e depresso. Tanti angeli abbiamo visto sullo schermo: angeli
bianchi, angeli neri, angeli azzurri, angeli con la pistola e non, angeli della
vendetta e del male, tutti metafore alate di questa valle di lacrime che non
sono riusciti a prosciugare. Mancava quello della luce, l’angelo elettricista
appunto, capace di aggiustare sì i televisori, ma non di realizzare, purtroppo
però, con la dovuta accortezza e precisione, il mandato affidatogli. Sarà artefice, infatti, solo di un sacco di
guai, uno conseguenza dell’altro, accompagnati, però, da una raffica di
battute, “non sense” e con “sense”, come solo i grandi comici sanno fare. Si
ride facendosi trascinare dal paradosso, dall’iper-reale, offerto con semplicità
e candore tale da renderlo credibile e farcene accettare, con serenità, l’assoluta
inconsistenza. Più che la commedia all’italiana, inscindibilmente legata alla sua epoca, perciò irripetibile,
riemerge la comicità dei primordi del cinema e si avvale della forza della
coppia i cui componenti si completano a vicenda, “ perfettamente “incastrati”
l’uno nelle “defallances” ” dell’altro, generosi ed armonici sempre nel porgere
le battute, così pure nello spegnere l’eccesivo entusiasmo di chi dei due, più
spesso Ficarra, mostra di voler avere
l’ultima parola in quelle “situation
comic” che, senza questo ben
calibrato botta e risposta, non risulterebbero così esilaranti. Tornano alla
mente, inseriti nel marasma del III° millennio: Stanlio e Olio, Tognazzi e
Vianello, Walter Chiari e Carlo Campanini, Arena e Troisi, quei comici che dell’eleganza dello stile e
dell’ ”ingenuità” hanno fatto la carta vincente della loro arte. Salvo e
Valentino che hanno saputo rendere “Pop”, il teatro classico, portando sulle
scene “Le Rane” di Aristofane e risuscitare Pirandello, giocando di ”Stranezza”,
bandendo volgarità e turpiloquio,
elementi fondanti dei cinepanettoni, hanno realizzato con innegabile maestria,
complice la regia di Amato e un apprezzabilissimo cast di attori, una commedia
natalizia che più natalizia non si può! Alla fine nascerà, forse anche frutto,
potremmo pure azzardare, di un desiderio a lungo sublimato, da ”un uomo” e non
da una donna, il “Nuovo Messia” e sarà “Una Bambina”! Giustizia è fatta dunque
anche tra cielo e terra!
Ma non c’è solo la risata in questa, per certi
versi, versione comica de ”Il cielo sopra Berlino” e ad essa non si renderebbe
il giusto onore al merito se non si
sottolineassero anche i messaggi subliminali che passano anche attraverso la
reiterazione intenzionale di tante
battute; tra le più indovinate, una in particolare colpisce, quella che
affettuosamente ironizza sulla personalità delle donne e pone l’accento sulla ”femminilità”-Evvaiiii!-
come carattere distintivo del “genere”. Se ne deduce un invito implicito alle
fanciulle, soprattutto, a non sposare
gli stereotipi maschili: arroganza, prepotenza et similia, pur di farsi
ascoltare e maggiormente apprezzare, in qualunque contesto! Un semplice battito
d’ali dell’angelo Valentino e anche il femminismo è servito con una bacchettata
indiretta, ma non per questo meno efficace. E un altro messaggio degno di nota
ci viene dalle immagini ed è anch’esso, un implicito invito a perseguire
l’armonia, la serenità, una felicità
perduta nella quale credere ancora. Quando la scena si sposta dalla città che
spersonalizza gli individui e li rende anonimi a se stessi e agli altri, appare
sullo schermo il presepe, un villaggetto
di montagna immerso nella quiete della natura e nel silenzio della notte, illuminata a tratti da lucine calde e per nulla invadenti: un
piccolo mondo antico dove tutti si danno una mano, dove il problema di uno,
fosse anche quello di un ”vicepreside incinto”, è il problema di tutti e tutti
si adoperano per risolverlo. Un sogno? Certo! Ma perché rinunciare al sogno se
il cinema, la fotografia , debitamente corretta in tal senso, lo rendono
possibile? Allo stesso modo di come appare credibile la gravidanza di un uomo,
in un’epoca in cui del resto, la maternità si lascia declinare, nelle più
svariate forme, compreso l’utero in affitto, non è un messaggio da delegare
solo alla farsa, anzi, bisogna andare
oltre la risata, per trarre da essa spunti di riflessione di gran lunga più
interessanti di quelle relative all’intelligenza artificiale, che sono oggi al centro di ogni dibattito sul
futuro dell’umanità. Non è la prima volta che il cinema tratta l’argomento, era
accaduto con ”Niente di grave, suo marito è incinto!” (Interpreti: Marcello
Mastroianni e Catherine Deneuve) nel
lontano 1975 e con “Junior” 1994 (Interpreti:
Danny De Vito, Emma Thompson e Arnold Schwarzenegger); altro secolo , altro millennio! Si rideva e
ci si commuoveva, non gridando ma sussurrando timidamente al miracolo… e il
miracolo è arrivato trent’anni dopo, con “Santocielo” sicché, per finire,
possiamo aggiungere, sfatando un altro mito universalmente accettato per
convenzione cinematografica, che “Nessuno è perfetto”, può darsi, ma Ficarra e
Picone insieme sì!
Buona visione, Buon Natale e Buon Anno a tutti!
Jolanda
Elettra Di Stefano
Regia: Francesco Amato
Attori protagonisti: Salvo Ficarra - Valentino Picone - Maria Chiara Giannetta - Barbara Ronchi - Giovanni Storti
Sceneggiatura: Salvo Ficarra - Valentino Picone - Francesco Amato - Davide Lantieri - Fabrizio Testini -
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Claudio Di Mauro
Musiche: Andrea Farri
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