"Santocielo" (2023) - Regia di Francesco Amato

 C. Chaplin diceva che “la comicità ci aiuta a sopravvivere, preserva il nostro equilibrio mentale. Grazie all’umorismo siamo meno schiacciati dalle vicissitudini della vita; esso ci insegna che, in un eccesso di serietà, si annida sempre l’assurdo”!

Già l’assurdo! Non c’è niente di normale infatti su questa Terra che gira faticosamente, trascinando sempre gli stessi errori e gli stessi orrori.  Guerre, fughe dalla miseria, naufragi, mancati soccorsi: dolore e lacrime spesso di coccodrillo da parte di chi poteva e non …Che cosa non? Salvare, salvare e basta!!! Omicidi tanti, castighi pochi, se poi aggiungiamo quel numero esorbitante, scandaloso di femminicidi, ne deduciamo che, non solo l’età patriarcale, bensì quella della pietra  ci precede di poco, però il cellulare sempre in mano ci fa sentire onnipotenti e padroni dell’universo! Sembra impossibile, dinanzi a tutto questo sfacelo, anche solo sorridere, ma il Natale è tornato e sarebbe masochistico negarci di festeggiarlo, senza troppe luci, senza troppi dolci, senza troppi regali, ma concedendoci due ore di sane risate in compagnia di Ficarra e Picone, in stato di grazia, visto che Valentino scende proprio dal cielo dove si è offerto volontario a Dio per essere inviato sulla terra, con il delicatissimo compito di infondere in una donna, l’alito dello Spirito Santo e far sì che essa possa partorire un nuovo Messia in grado di  rimettere in sesto questo nostro mondo martoriato e depresso. Tanti angeli abbiamo visto sullo schermo: angeli bianchi, angeli neri, angeli azzurri, angeli con la pistola e non, angeli della vendetta e del male, tutti metafore alate di questa valle di lacrime che non sono riusciti a prosciugare. Mancava quello della luce, l’angelo elettricista appunto, capace di aggiustare sì i televisori, ma non di realizzare, purtroppo però, con la dovuta accortezza e precisione, il mandato affidatogli.  Sarà artefice, infatti, solo di un sacco di guai, uno conseguenza dell’altro, accompagnati, però, da una raffica di battute, “non sense” e con “sense”, come solo i grandi comici sanno fare. Si ride facendosi trascinare dal paradosso, dall’iper-reale, offerto con semplicità e candore tale da renderlo credibile e farcene accettare, con serenità, l’assoluta inconsistenza. Più che la commedia all’italiana, inscindibilmente  legata alla sua epoca, perciò irripetibile, riemerge la comicità dei primordi del cinema e si avvale della forza della coppia i cui componenti si completano a vicenda, “ perfettamente “incastrati” l’uno nelle “defallances” ” dell’altro, generosi ed armonici sempre nel porgere le battute, così pure nello spegnere l’eccesivo entusiasmo di chi dei due, più spesso Ficarra, mostra di voler  avere l’ultima parola in quelle “situation  comic”  che, senza questo ben calibrato botta e risposta, non risulterebbero così esilaranti. Tornano alla mente, inseriti nel marasma del III° millennio: Stanlio e Olio, Tognazzi e Vianello, Walter Chiari e Carlo Campanini, Arena e Troisi,  quei comici che dell’eleganza dello stile e dell’ ”ingenuità” hanno fatto la carta vincente della loro arte. Salvo e Valentino che hanno saputo rendere “Pop”, il teatro classico, portando sulle scene “Le Rane” di Aristofane e risuscitare Pirandello, giocando di ”Stranezza”,  bandendo volgarità e turpiloquio, elementi fondanti dei cinepanettoni, hanno realizzato con innegabile maestria, complice la regia di Amato e un apprezzabilissimo cast di attori, una commedia natalizia che più natalizia non si può! Alla fine nascerà, forse anche frutto, potremmo pure azzardare, di un desiderio a lungo sublimato, da ”un uomo” e non da una donna, il “Nuovo Messia” e sarà “Una Bambina”! Giustizia è fatta dunque anche tra cielo e terra!

 Ma non c’è solo la risata in questa, per certi versi, versione comica de ”Il cielo sopra Berlino” e ad essa non si renderebbe il giusto onore al  merito se non si sottolineassero anche i messaggi subliminali che passano anche attraverso la reiterazione intenzionale  di tante battute; tra le più indovinate, una in particolare colpisce, quella che affettuosamente ironizza sulla personalità delle donne e pone l’accento sulla ”femminilità”-Evvaiiii!- come carattere distintivo del “genere”. Se ne deduce un invito implicito alle fanciulle, soprattutto,  a non sposare gli stereotipi maschili: arroganza, prepotenza et similia, pur di farsi ascoltare e maggiormente apprezzare, in qualunque contesto! Un semplice battito d’ali dell’angelo Valentino e anche il femminismo è servito con una bacchettata indiretta, ma non per questo meno efficace. E un altro messaggio degno di nota ci viene dalle immagini ed è anch’esso, un implicito invito a perseguire l’armonia, la serenità,  una felicità perduta nella quale credere ancora. Quando la scena si sposta dalla città che spersonalizza gli individui e li rende anonimi a se stessi e agli altri, appare sullo schermo il presepe, un  villaggetto di montagna immerso nella quiete della natura e nel silenzio della notte,  illuminata a tratti  da lucine calde e per nulla invadenti: un piccolo mondo antico dove tutti si danno una mano, dove il problema di uno, fosse anche quello di un ”vicepreside incinto”, è il problema di tutti e tutti si adoperano per risolverlo. Un sogno? Certo! Ma perché rinunciare al sogno se il cinema, la fotografia , debitamente corretta in tal senso, lo rendono possibile? Allo stesso modo di come appare credibile la gravidanza di un uomo, in un’epoca in cui del resto, la maternità si lascia declinare, nelle più svariate forme, compreso l’utero in affitto, non è un messaggio da delegare solo alla farsa, anzi,  bisogna andare oltre la risata,  per trarre da essa  spunti di riflessione di gran lunga più interessanti di quelle relative all’intelligenza artificiale,  che sono oggi al centro di ogni dibattito sul futuro dell’umanità. Non è la prima volta che il cinema tratta l’argomento, era accaduto con ”Niente di grave, suo marito è incinto!” (Interpreti: Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve)  nel lontano 1975 e con “Junior” 1994  (Interpreti: Danny De Vito, Emma Thompson e Arnold Schwarzenegger);  altro secolo , altro millennio! Si rideva e ci si commuoveva, non gridando ma sussurrando timidamente al miracolo… e il miracolo è arrivato trent’anni dopo, con “Santocielo” sicché, per finire, possiamo aggiungere, sfatando un altro mito universalmente accettato per convenzione cinematografica,  che  “Nessuno è perfetto”, può darsi, ma Ficarra e Picone insieme sì!

  Buona visione, Buon Natale e Buon Anno a tutti!

                                                                                                             Jolanda Elettra Di Stefano

Regia: Francesco Amato

Attori protagonisti: Salvo Ficarra - Valentino Picone - Maria Chiara Giannetta - Barbara Ronchi -                                          Giovanni Storti

Sceneggiatura: Salvo Ficarra - Valentino Picone - Francesco Amato - Davide Lantieri - Fabrizio                                        Testini - 

Fotografia:   Gherardo Gossi

Montaggio:  Claudio Di Mauro

Musiche:   Andrea Farri

                                    

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