L’inganno perfetto- Regia di Bill Condon- (2020)

  Mentire è un’arte, perciò ci si lascia ingannare volentieri da un’opera che è insieme thriller e commedia, sofisticata commedia, alla quale danno vita  due mostri sacri della scena come Helen Mirren e Jan Mckellen , supportati da una spalla, Russel Tovey,  che non sfigura accanto a loro, anzi si rivela, con umiltà  e sufficiente disinvoltura, all’altezza del ruolo,  contribuendo a rendere credibile una storia inverosimile, un inganno ordito sin nei minimi particolari, perché finalizzato a smantellare, a sua volta, un edificio di bugie costruito con altrettanta perizia e cinica determinazione. Non posso, per ovvie ragioni, rivelare altro e dunque mi tratterrò nei limiti di quello che la suspence esige;  leggerò il film usando una delle chiavi con cui esso si dispone più facilmente ad essere letto, la più divertente, quella  dell’ironia, nonostante siano presenti, sin dall’inizio, elementi che destano non poca paura.

 Salta agli occhi, sin dalle prime scene, lo sguardo del regista americano, Bill Condon, su Londra, osservata con sarcastico distacco. Egli la ridimensiona infatti e, depauperandola del suo fascino monumentale, la abbassa al rango di capitale di capitali e probabili delitti che nella bolla di un quotidiano, fatto di folle che vanno e vengono, possono verificarsi  nella penombra di una stazione metropolitana, proprio in quell’attimo in cui, guarda caso, non passa nessuno!?

 Il regista che ha tratto il film dall’omonimo thriller di Nicholas Searle, confonde sin da subito lo spettatore mescolando titolo e note di presentazione con la corrispondenza virtuale dei due anziani signori, protagonisti della vicenda: Betty Mcleish(Helen Mirren) e Roy Courtnay (Jan McKellen).  Costoro si fanno compagnia chattando e, tra una mail e l’altra, decidono di incontrarsi per conoscersi personalmente. Sono soli, vedovi entrambi e ritenendo di essere sufficientemente compatibili per un sereno rapporto di amicizia, cominciano a frequentarsi. Tutto tranquillo, almeno così pare, ma qualcosa non convince, l’atmosfera è da suspence: la villetta in cui Betty vive é dignitosissima, elegante, ma non proprio l’ideale per viverci da soli; il giardino impeccabile, l’erba pettinata a dovere, le piante curatissime tanto da sembrare delle sculture ma anche…ottimi nascondigli per malintenzionati! L’interno: tutto una sinfonia  di colori tenui: nocciola, verde chiaro e bianco latte, come quelli di una bomboniera conservata a lungo con dentro dei confetti, non più commestibili. Il classico “buen retiro” per anziani benestanti, ma non pare proprio adatto alla protagonista, ex professoressa di “Storia” a Oxford, donna colta, vivace, brillante;  si fa fatica a pensare che possa essere la vittima designata di un delitto o di un macroscopico raggiro! Quello che più inquieta è poi una macchina che passa spesso, con dentro qualcuno che spia l’interno della casa. Betty non mostra di avere paura, evidentemente, non ha nulla da temere; l’amico, l’anziano signore conosciuto in chat, a  quanto pare sì, invece. Di lui, va detto, noi spettatori apprendiamo,  sin da subito, ciò che Betty ignora: Roy è un truffatore di professione che ha, come prede privilegiate, proprio le vecchie signore, a tante delle quali è riuscito a prosciugare i conti in banca, attraverso illecite operazioni finanziarie, transazioni che avvengono on line  tramite tastiere elettroniche facili da sottrarre ad ogni forma di controllo:  “Guadagni assicurati, rischio zero o quasi. Quel quasi è la cifra dell’imprevisto, del non calcolato cui non sarà estraneo, in questo caso, un leggero coinvolgimento di carattere sentimentale da parte di Roy nei confronti della simpatica signora Mcleis.

Ed è  proprio in questo gioco delle parti, magnificamente condotto dai due eccellenti interpreti, che si rivela il senso di Condon per il mistero, come egli ha altre  volte plausibilmente dimostrato in opere  come  “Demoni e dei” o “Mr. Holmes e il mistero del caso irrisolto”, tanto per citare le più rappresentative. In questo caso il regista piega anche la “Storia” alla sua passione per il thriller e dalla microstoria individuale dei protagonisti trae linfa per disseminare di enigmi la narrazione e renderla più avvincente. La vacanza da trascorrere insieme, proposta da Betty, a Berlino, “città fredda, ma viva, interessante, carica di storia”, anziché alle isole greche, come Roy avrebbe preferito, ha questo scopo. A noi non resta che seguirli in quei luoghi che appaiono come il riflesso di un‘avventura della mente, giacché scateneranno una serie di flashback che ci lasceranno interdetti! Berlino appare viva, colorata e con un abito che nulla ha a che vedere con quel tragico passato di cui il famigerato muro era l’emblema più eclatante. In luogo di esso ormai fa bella mostra di sé un giardino tutto  verde  dove si passeggia volentieri e tanti bimbi giocano sotto lo sguardo sereno delle loro mamme. Il cielo sopra questa Berlino è nitido e senza nuvole. Il sole della pace illumina la “Porta di Brandeburgo”. Essa, restituita, ormai da tempo, alla sua primigenia vocazione, sembra riflettere il calore degli incontri non certo  più il gelido grigiore della guerra fredda! Quello su cui però più indugia lo sguardo del regista è il luogo dove, per volontà di Hitler vennero bruciati i libri. “Fu il primo passo  verso quei forni entro i quali verranno bruciate le persone” ricorda Betty all’amico, visibilmente infastidito, e proseguono la passeggiata. Quella che vediamo è dunque, una carrellata di immagini assemblate come in un deplian turistico, solo condito con  un pizzico di ironia. L’intento è di rendere ancora più stridente il contrasto con gli interni nei quali, per quanto restaurati a dovere, la storia ha lasciato un segno che nessuna ruspa, nessun prato, nessun fiore potrà mai cancellare. O forse un fiore sì, potrà alla fine, quanto meno, servire a rinfrescare all’uomo la memoria, resa cieca da una vita di orrori e delitti impuniti, smascherandola. Sarà quel giglio malinconico  che appare in un quadretto del soggiorno di Betty, banalissimo e insignificante, se non fosse la stessa Betty a farlo notare, a riportare coi piedi sulla terra quel vecchio carico d’anni e di crudeltà, che stava, forse per la prima volta nella sua vita, decollando verso un sogno in cui cominciava quasi a credere!

                                                                                                                                                                                          Jolanda Elettra Di Stefano

Regia- BillCondon

Attori protagonisti : Helen Mirren - Jan Mckellen - Russel Tovey

Sceneggiatura : Jeffrey Hatcher

Scenografia : John Stevenson

Fotografia : Tobias A.Schlessler



   

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