VIAGGIARE col CINEMA

     


    

     Torna a casa Jimi 

   (Dieci cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro) Film- Regia di Marios Piperides

Nei manuali di scuola, ricordo che,   per facilitare l’apprendimento della filosofia, a proposito dei sofisti, che poi erano per noi i più simpatici dei filosofi, si diceva che il loro pensiero era una trappola. Essi sostenevano un ”Relativismo” ad oltranza e portavano come esempio, a sostegno delle loro tesi,  il vino di Cipro:  dolcissimo se state bene, amaro ed aspro se le  vostre condizioni di salute non sono delle migliori per apprezzarne la prelibatezza. E, di certo, in tempi ancestrali, l’isola di Cipro doveva apparire rigogliosa, verde, lussureggiante. Le viti pregne d’uva  luccicavano  al sole e assorbivano da quella luce tutta la linfa che, sapientemente trattata da mano d’uomo, si sarebbe trasformata in ottimo vino, in quella delizia che anche gli dei apprezzavano.

L’Architettura inseguiva la bellezza della natura e costruiva lasciando all’isola tutto il suo fascino e la sua naturale grazia. Carezzata da quel mare cristallino e trasparente da cui era nata Afrodite - parola di Erodoto - che era un rigoroso cronista dell’epoca, ma  che, per questo evento, fece eccezione: amò credere anche lui   che fosse realmente emersa da quelle limpide acque la dea della bellezza e dell’amore, dell’amore appunto, ciò di cui il mondo oggi soffre la mancanza, ed essa si rivela maggiormente pressante  nei luoghi dove si continuano ad alzare  o si mantengono, dopo averli eretti, muri che dividono  case,  strade e addirittura famiglie.  E’  ciò che accade ancora a Nicosia, capitale di Cipro; essa   gode dell’ignobile primato di essere l’ultima  città europea, tutt’oggi divisa in due zone: quella a nord, abitata da ciprioti-turchi di religione musulmana, e quella a sud abitata da greci cristiani ortodossi. Chi se ne ricorda, confusi come siamo dall’emergenza-Covid e dai tragici eventi di quest’ultimo scorcio d’estate? Chi se ne preoccupa e si muove di conseguenza?  Chi, di tutto l’establishment occidentale,  mostra di volersi occupare  di questa piccola striscia di terra dove  si sono giocate e si continuano a giocare le più aspre battaglie diplomatiche tra UE e Turchia?

Le cose  però stanno cambiando, le nuove generazioni e le loro avanguardie: artisti, intellettuali, cantanti, musicisti, registi stanno, pian piano, virtualmente abbattendo questo muro e Cipro tornerà ad essere, senza riserva alcuna, una godibilissima meta di vacanze.

 Ed è con questo intento che Marios Piperides ha scritto e poi diretto questa deliziosa commedia che ci apprestiamo a commentare.

Facendo leva  su un paradosso: la fuga di un cane che passa inosservato  al di là del muro che spacca il cuore di Nicosia, ma non può essere riportato indietro dal suo padrone perché le leggi imposte da accordi internazionali non ammettono che si possano trasportare prodotti, piante e animali ,in particolare, perché possono essere veicoli di infezioni. Si badi bene, il film è uscito nelle sale nel 1918, fa dunque  maggiormente sorridere la vicenda in esso narrata.  Essa ci fa però conoscere una realtà paradossale e assurda, se pensiamo che il muro di Berlino è caduto più di vent’anni fa  mentre questo  dura da ben 43 anni. Il film : “Torna a casa Jimi è una metafora che ci fa comprendere quanto siamo ancor lontani anni luce da quella idea di “Nazioni unite” mai pienamente realizzata, se si consente che sussistano situazioni che ripugnano alla ragione e  vanificano anche il più piccolo, sincero anelito di pace!  Che aiuto e che esempio siamo per quei popoli oppressi che hanno fame e sete di giustizia, se  non prestiamo attenzione alcuna a questo lembo di terra  che, ribadisco,  ha dato i natali a Venere, dea della bellezza e dell’amore!

Il regista, sin dalle prime scene,  ci introduce  nella casa di Yiannis, il protagonista. E’un giovane artista, in crisi esistenziale, abbandonato al suo destino di perdente  dalla sua ragazza, depresso perché non riesce a sfondare con la musica; si appresta a lasciare Cipro in cerca di un luogo più stimolante, stanco di  quest’isola, piccola e doble face, in cui vive. Ha pochi soldi, abita, in affitto,in una quasi stamberga,  che ha reso , a suo modo, più gradevole concedendosi il vezzo di dipingere le pareti e il comodino a strisce bianche e verdi, il colore della speranza, in pendant col disegno e il colori delle lenzuola. Vive d’arte  Yiannis, di musica, in un disordine  in cui spicca, unico oggetto di pregio, la chitarra  alle cui corde  egli affida  quella tristezza che le news, sia pur buone del Tg di quel giorno non riescono minimamente  ad alleviare.

 “Sono in corso- dice lo speaker della TV- grazie alla mediazione dell’O.N.U. nuove trattative di pace  tra il Presidente greco-cipriota e il leader turco-cipriota.  I greco ciprioti chiedono il ritiro di tutte  le truppe turche. Lo spostamento dei coloni turchi e che la divisione dell’isola, che dura ormai da 43 anni, deve finire”. Yiannis,  stufo di paci annunciate e mai mantenute, spegne il televisore e scende a passeggiare il cane,  l’amato Jimi, Jimi come Jimi Hendrix, il suo mito! Un attimo di distrazione e…il cane gli sfugge di mano e scappa. Quello che segue è un “ tranquillo weekend di paura” e di ansia.  Jimi, velocissimo, attraversa la frontiera, si fa per dire frontiera, passa sotto quell’ammasso di sacchi, barili, cemento e filo spinato che divide la città, e ripara “ignaro “ in terra turca. Yiannis lo insegue, come può, presenta il passaporto al posto di blocco e gli consentono di oltrepassare il confine”!  Riuscirà a riacciuffare Jimi, ma sulla via del ritorno la polizia  lo blocca nuovamente, ricordandogli  che né vegetali né prodotti di alcun tipo, né animali possono essere “esportati “ dalla zona turca a quella greca. ( A questo punto  val la pena di precisare che il cane-attore, dignitosissimo nel suo ruolo, è olandese , “se no -fa notare il regista-  avremmo dovuto farlo arrivare da Istanbul!!!”) Tutto il film consiste poi in una serie di peripezie assurde cui  fanno da sfondo  bei panorami di Nicosia,  città che , inquadrata dall’alto, adagiata e protetta dalla montagna e protesa verso il mare, appare in tutto il suo splendore e la sua quiete. Il muro che la separa in due anime, con una diversa idea di Dio, con un diverso modo di costruire, con un approccio quasi opposto alla vita, non si vede, non si percepisce nemmeno; svettano invece verso il cielo e si impongono alla vista degli spettatori  i minareti della moschea Selimiye, ex  S. Sofia, chiesa cattolica, poi ortodossa, poi musulmana, comunque sempre un punto di riferimento per i fedeli, dove poter pregare, a prescindere da ogni catechismo. La musica stessa, i canti del muezzin, che si sentono in sottofondo, invitano a farlo e tutto fa sognare un’ umanità pacificata che può e deve serenamente convivere.

 La struttura della costruzione data dal 1270, lo stile è romanico; ad essa i musulmani hanno aggiunto solo i due minareti.  L’Architettura dunque si avvale  di due culture,  non le rifiuta, anzi le armonizza e le compone in un tutt’uno che   restituisce alla città la sua grazia antica, la sua identità unica e inconfondibile, i colori di  quel Mediterraneo arcaico che non conosceva la miseria di oggi.

Yiannis, esasperato, torna allora a casa solo, costretto a dover prendere del denaro da consegnare ad un tipo losco  che gli ha promesso di aiutarlo e che  ha incontrato in un bagno turco; sì perché la malavita non rinuncia agli svaghi tradizionali che trovansi, va da sé, all’interno di un finto albergo: un labirinto di stanze, tutte adibite a bordello, dove tutto il male del mondo può essere celato senza che all’esterno  ne traspaia traccia alcuna!

  Un'altra lunga notte attende Yiannis ricattato dal turco e braccato dalla polizia che lo scambia per un corriere della droga, ma  egli è un greco e, come tale,  può sempre sperare in un “deus ex machina: esso infatti  si materializzerà con le sembianze del suo grande amore, accanto a lui  finalmente, per trarlo fuori, come sempre era accaduto, dalle situazioni  difficili. Insieme ritroveranno Jimi, si imbarcheranno in una “regolare” barca di contrabbando e ... via verso la libertà! Il sogno durerà poco,  avvistati  dalla guardia costiera, non hanno altra scelta che tuffarsi in mare… Si salveranno per miracolo ma… perderanno il cane!

E’ domenica,  rassegnato e distrutto Yiannis finalmente  lascerà  Cipro; di lui non sapremo più nulla. Del cane invece sì; sopravvissuto anch’esso a quest’altra rocambolesca avventura acquatica, approdato in terra ferma, grazie alla sua statura, riesce ad eludere quelle assurde e “ ridicole” , ridicole anche per un cane, frontiere e passa, inosservato, dalla zona turca alla zona greca; senza un attimo d’esitazione, veloce come il vento ,  percorre le strade a lui ben note e “torna a casa” !

Nicosia, la sua città può attendere, ma non troppo, si spera. Se  i cani  riescono da soli ad oltrepassare le frontiere, perché non deve essere  consentito agli esseri umani?!

                                                                                                                                                                          Jolanda Elettra Di Stefano

 

 

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