Malcom e Marie - Regia di Sam Levinson- film candidato agli oscar del 2021
Il film : "Malcom e Marie" è una "tranche de vie" di una giovane, splendida coppia del mondo dello spettacolo; lui, un regista affermato, lei , attrice bravissima, ma molto tormentata da un passato turbolento, segnato dalla dipendenza da droghe e alcool. Dopo la "sera della prima" in cui Malcom ha ottenuto quella consacrazione che gli spalancherà le porte di una ormai certa, brillante carriera, tornano a casa. A casa, si fa per dire: una lussuosa villa, fornita dalla produzione, dove ogni dettaglio, dalle lampade al cesso, dalle sedie ai fornelli, comunica, sin da subito, angoscia e solitudine; si respira un'atmosfera quasi da thriller. Tutta questa messa in scena raffinatissima, ma niente affatto accogliente, pone i nostri eroi, varcata la soglia, l'uno dinanzi all'altro, spogli come degli abiti, di ogni artifizio, soprattutto di quelle forme usate sino a qualche ora prima, per compiacere quel pubblico, tutta quella mondanità hollywoodiana, ipocrita e invidiosa che vuole a tutti i costi, carpire i loro segreti, violare la loro privacy, col pretesto di spiegare i presupposti della creatività dell'opera d'arte cui hanno appena assistito. Ora sono soli e devono vedersela con loro stessi, con la loro fragilità, con le loro piccole e grandi manie, con la narcisistica voglia di apparire migliori e di mentire, sacrificando al successo e alla fama anche il loro rapporto, che intanto si sgretola dinanzi ai nostri occhi, coinvolgendoci nei loro dubbi, nelle loro domande, in quel segreto che nessuna logica può penetrare e a cui nessuno saprebbe dare una sola valida risposta.
In "Malcom e Marie" i due magnifici interpreti: Zendaya e John David Washington ci regalano una performance attoriale come, almeno su questo tema, non se ne vedevano da tempo; siamo travolti da un turbine, da una velocità di eloquio, che li rende superbi, come attori entrambi, e profondamente umani nel rendere la fragilità, dei personaggi interpretati, il loro essere o sentirsi, a tratti estranei, l'uno all'altra. La fotografia in bianco e nero, e quell'eleganza fredda, di per sé incolore, dell'ambiente che li circonda, esalta poi e rende ancor più inquietante, per gli spettatori, quella calma piatta che annuncia l'inevitabile tempesta. Se alle dinamiche di coppia, spesso di per sé esplosive, aggiungiamo un pizzico di gelosia e invidia professionale, la lite non può non scoppiare e sarà furibonda. Basta citare qualche battuta per rendere l'idea.
Lei: sei un ciarlatano, un pappagallo, un cacatua- io; per te ero una storia da raccontare, utile solo a infondere vita a un personaggio!
Lui: tu sei psicotica e instabile (un classico!)
Lei: e tu un iperbolico!
Lui: tu sei crudele e ipocondriaca!
Lei: io sono un'ottima ispirazione per te!
Lui: un cane da supporto emotivo!?
Lei: tu non hai le palle- Io ti sono necessaria!
Lui: Necessaria?!...Tu...Tu vuoi il controllo! Tu, con la tua innata tendenza al vittimismo e all'autosabotaggio, non riesci a capire che un uomo può semplicemente....amarti e basta'!
Botta e risposta. Avanti così per ore, emergono rancori e sofferenza; i due si inseguono, insultandosi e umiliandosi a vicenda, nei meandri della villa, anonima come un motel, una scatola di vetro con vista su tutto, tranne che sulle loro anime! Si rincorrono, si avvicinano, si allontanano, ognuno chiuso nel suo orgoglio e nel suo inespugnabile solipsismo. E via così verso il finale, un finale ambiguo, ma aperto in direzione dell'orizzonte che comincia a rischiararsi, illuminato dalle prime, fioche luci dell'alba.
Onore al merito del regista, Sam Levinson, che è autore anche della sceneggiatura, se questo film non è da considerarsi solo una storia di ordinaria follia ben raccontata e ben recitata; infatti tra rancori e ripicche si fa strada, condito da una buona dose di ironia il vero messaggio del film: una lezione di regia, un omaggio alla storia del cinema e, per finire,... un sorprendente, quanto inatteso, schiaffo alla critica!!!
Jolanda Elettra Di Stefano
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