Mr. Klein   - Regia di Joseph  Losey – (1975)
Remembering  Alain Delon

Mr. Klein, un capolavoro, uno dei tanti di Joseph Losey, che ci fornisce una chiave di lettura inedita, forse unica, nel panorama che si fa  sempre più vasto degli “omaggi” alla memoria dell’Olocausto. Alain Delon, in una delle sue migliori performance, presta il volto e dà spessore ad una psicologia complessa, ambigua quale è quella del protagonista, personaggio che sfugge ad ogni nostro legittimo tentativo di razionalizzarne i comportamenti. Quale migliore metafora per significare un fenomeno la cui mostruosità  solo il sonno della ragione poteva partorire. La Shoah è qui vista dalla parte di chi la sfrutta, la accetta, dunque la considera un normale risvolto della guerra da cui poter trarre lauti guadagni. Mr. Klein, mercante d’arte,  uomo colto, raffinato, affascinante, ma privo di scrupoli, approfitta con cinica determinazione del dramma degli ebrei deportati; compra a poco prezzo i loro  preziosi  quadri  e li rivende realizzando affari d’oro.  A un tratto tutto questo “Pieno” di denaro, di “Cose”  belle, ma anche inutili di cui si circonda, gli scava un vuoto  dentro,  un vuoto che non gli lascerà scampo e lo indurrà ad una scelta irreversibile.

 Un thriller, questo film in piena regola, sullo sfondo della Shoah, ambientato in una Parigi cupa, irriconoscibile, coperta da un velo plumbeo, che sembra aver barattato la bellezza con una sorta di quieto, benché tetro, vivere! Quando Mr. Klein scopre di avere un sosia omonimo,  ma ebreo, che a sua volta si serve di lui per sfuggire alla Gestapo, si fa arrestare, quasi volesse espiare una vita che gli ha dato tutto, ma lo ha reso alieno a se stesso. E’ questa la più logica delle spiegazioni,  ma il finale è aperto ad altre soluzioni riconducibili a quel labirinto che è la coscienza sia di chi lo ha concepito che di chi lo osserva.  

                                                                      Jolanda  Elettra  Di Stefano

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